Campeggio alle Svalbard
Vita nei campi base delle isole Svalbard
Campeggiare alle Svalbard non è poi così diverso dalle altre località. Bisogna comunque seguire alcune regole e alcuni accorgimenti, necessari in un ambiente protetto e delicato come questo.
La natura incontaminata e le condizioni climatiche rendono il campeggio alle isole Svalbard ancora più affascinante e avventuroso. Non esistono strutture ricettive né campeggi attrezzati con tutti i comfort. L’avventura polare prevede la vita all’aria aperta, con ben poche comodità.
Struttura dei campi base
I due campi base in cui abbiamo vissuto per alcuni giorni sono più o meno simili. Le tende sono situate fra i bagni e i tendoni adibiti a cucina e come magazzino per cibo e attrezzi.
Un grosso tendone rappresenta la “sala” in cui si cucina e si consumano la colazione e la cena. All’interno, oltre alle macchine del gas, ai tavoli e alle panche, c’è una stufa a paraffina che scalda l’ambiente.
Vicino alla tenda c’è un grosso focolare, per accendere un fuoco la sera. Un cumulo di sassi permette di staccare il fuoco dal terreno freddo e panche fatte coi tronchi lo circondano. Un’accetta e un tronco tagliato permettono di fare le esche per accendere il fuoco.
La tenda per conservare il cibo è più piccola.
Il primo campo base è stato il Raudfjord camp nella Alice Bay, mentre il secondo, il Blomstrand camp, era situato a est e più a sud del primo.
Sbarco ai campi base
Lo sbarco ai campi base avviene su gommone. La nave resta ancorata al largo, vengono calati i gommoni e poi a turno si sale e si sbarca. Un altro viaggio per le valigie e, arrivati in spiaggia, si aiuta a scaricare le nostre e a caricare quelle del turno che lascia il campo.
Sveglia e colazione
La sveglia viene data alle 8, quando è già pronta la colazione, preparata dalle impareggiabili guide. Si mangia sia dolce che salato: marmellate, cioccolata da spalmare, burro, formaggi, patè, pane, tè caldo o cioccolata calda o anche caffè.
Trekking
Il trekking parte dopo colazione, una camminata, fra andata e ritorno, che varia fra le 7 e le 10 ore al massimo.
Zaino in spalla, per l’acqua e il thermos e i panini che ci siamo preparati a pranzo e via, verso le montagne, la neve e il ghiaccio. Si fanno soste e alle volte c’è la possibilità di dividersi in due o tre gruppi.
Cena ai campi base
A cena si mangia un pasto caldo. Le guide cucinano cibi precotti e confezionati dalla nave, a base di carne, salse, riso e pasta: c’erano perfino le tagliatelle all’uovo della Barilla!
Una serie di bibite sono ad uso libero dei partecipanti: coca-cola, sprite e birra. Ogni sera posso avere così la mia birra per accompagnare i pasti e, grazie a Stuart, inglese di ferro, anche un goccio di buon rhum.
La cena è un momento tranquillo, caldo, in cui riposare e mettere ad asciugare scarpe e vestiario bagnati dalla neve e dalla pioggerellina.
Dopo cena è possibile accendere un fuoco, per chi vuole passare qualche ora prima di andare a dormire.
Nei campi si fa la raccolta differenziata dei rifiuti, per evitare di inquinare quel paradiso artico.
Dormire in tenda
In tenda non occorre usare il materassino termico. Quelli disponibili al campo isolano perfettamente il sacco a pelo dal terreno.
Come in Islanda tre anni fa, anche qui alle Svalbard ho dormito in mutande dentro il mio sacco a pelo con temperatura estrema a -20°. Già dentro la tenda la temperatura è più alta dell’esterno, ma una volta chiuso quel sacco a pelo ricevo un’ondata di calore che mi permette di dormire bene.
Bear watching
Le Svalbard sono il territorio dell’orso polare e quindi anche i nostri campi sono il suo territorio. Durante la notte, quindi, facciamo turni di guardia per dare l’allarme in caso di avvistamento dell’orso.
La guardia è ovviamente volontaria, ma non mi sembra il caso di rifiutare dopo il gran lavoro svolto dalle guide. Due ore a notte, per due notti su tre, sono più che sopportabili. Ne ho già fatte agli scout e ancora di più durante il servizio militare.
A me toccano la 2° e la 3° notte, rispettivamente dalle 5 alle 7 e dalle 3 alle 5. Quest’ultimo è il più pesante, poiché il sonno viene interrotto e poi ripreso.
Se fa freddo sono disponibili delle grosse tute con cui andare in Antartide in inverno… Al primo campo base le indosso, il tempo non è stato bello ed eravamo a nord.
Servizi igienici
Non esistono. Ci sono due bagni, uno per gli uomini e uno per le donne, ma sono costituiti da un secchio e nulla più. Non sono bagni chimici.
Nel fondo del secchio c’è del terriccio per non sporcare la plastica. Accanto al secchio c’è un barattolo di metallo in cui bruciare la carta igienica dopo l’uso. Questo viene chiamato dalle guide bisognino numero due, per differenziarlo dal numero uno che non richiede momenti di contemplazione e può essere espletato ovunque, eccetto che nelle vicinanze dell’acqua potabile.
Quando si andava al bagno per il “numero due”, che richiedeva quindi più tempo, si doveva avere con sé una penna esplosiva, da usare per spaventare l’orso. Ha una gittata di circa 30 metri e provoca una piccola esplosione. Una guida ha dovuto usarla alla fine del primo campo, quando l’orso polare è arrivato vicino al nostro campo.
Per lavarsi c’è l’acqua prodotta dalla neve sciolta. Oppure fazzoletti umidificati.
Partenza dai campi base
Prima di partire bisogna lasciare il campo nelle stesse condizioni in cui si è trovato. Pulito. Occorre quindi pulire le tende, il bagno, la cucina, rifornire il tendone di cibo. E portare via la spazzatura. I resti del cibo vengono buttati a mare, che in breve sono consumati dai pesci e dai vari volatili che frequentano la spiaggia.
Poi arriva la nave, che ancora al largo, fa scendere i gommoni, in cui saliamo uno per volta, fino a tornare a bordo, a una doccia che ci aspetta, con un’avventura lasciata alle spalle e la voglia di ritornare.
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