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Il vento artico ti ha portato su Home » diario di viaggioPrimo trekking al Raudfjorden - Svalbard – Spedizione polare nell’artico

Primo trekking al Raudfjorden

15 luglio: escursione a Brucevarden e alla baia di Alicehamna

Prima escursione, fino alla cima del Brucevarden e alla baia di Alicehamna, visita alla tomba di Erik Zakariassen Mattilas, a una tomba anonima e alla Raudfjordhytta.

Brucevarden

La mattina iniziamo la nostra prima escursione nell’artico. Siamo diretti alla cima del Brucevarden, passando per la Solanderfjellet, nel promontorio Brucesenet. Il tempo è nuvoloso.

Quel giorno vediamo le nostre prime renne. E’ una guida ad avvertirci, in un bisbiglio. Ci fermiamo, immobili nel silenzio artico, ad osservare due giovani esemplari che ci scrutano dall’alto, prima di andarsene a passo svelto.

Intorno a noi ci sono soltanto montagne innevate e ghiacciai che degradano verso il mare del fiordo. Dall’alto di Brucevarden si può vedere il Raudfjorden (Baia rossa), che deve il suo nome all’arenaria rossa presente nelle montagne a sud e a ovest.

Le tombe e la Raudfjordhytta

E’ qui che troviamo la tomba dello skipper Erik Zakariassen Mattilas, morto di scorbuto nella primavera del 1908, mentre trascorreva l’inverno in quella zona. Una croce e un cumulo di pietre è quel che resta di lui.

A ovest del Raudfjorden si trova la baia di Alicehamna, nome dato dalla nave ”Princesse Alice”, utilizzata da Alberto I di Monaco durante una spedizione oceanografica alle Svalbard dal 1898 al 1907. Per un certo periodo Alberto fu il benefattore dei ricercatori polari, fra cui William S. Bruce, Fridtjof Nansen e Gunnar Isachsen.

Sulla spiaggia di Alicehamna troviamo un rifugio recente, chiamato Raudfjordhytta. Qui siamo raggiunti da un ranger e un poliziotto, che controllavano la zona protetta.

Fra la tomba di Mattilas e la Raudfjordhytta si trova una tomba anonima. Tavole di legno e pietre coprono le spoglie di uno sconosciuto. La guida, Astri, ci dice che l’anno prima un orso riuscì a spostare quelle pietre, mettendo allo scoperto lo scheletro sepolto. I vestiti, grazie al freddo dell’artico, si erano conservati.

Da lì facciamo ritorno al campo, passando per la spiaggia. Se il cielo è sereno a occhio nudo, dal campo, possiamo scorgere la forma rettangolare della Raudfjordhytta, lontana e silenziosa nella baia.

Bear watching

Mi tocca quella sera il turno di guardia, il bear watching, per dare l’allarme in caso di avvistamento dell’orso polare. Il mio turno è dalle 5 alle 7 di mattina.

Bjorn mi dà istruzioni per la mattina seguente: devo svegliarlo alle 7, in modo che possa cominciare a preparare la colazione e alle 6,30 devo mettere a bollire l’acqua.

Io e Silvia siamo di guardia insieme. Quella mattina, alle 5, fa freddo. Il sole è coperto. Indossiamo le tute pesanti che troviamo nel tendone e, armati di binocolo, cominciamo la nostra guardia.

Due ore passano presto. Alle 6,30 metto a bollire l’acqua per la colazione e alle 7 vado a svegliare Bjorn. Ci dice se vogliamo riposare un’ora, ma restiamo a dare una mano per preparare la colazione.

E’ finito il primo giorno di trekking e ne è già cominciato un altro.

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