Quarto trekking al Kongsfjorden
22 luglio: escursione sulla spiaggia verso Kapp Guissez e imbarco
Siamo al quarto giorno nel secondo campo base nel Kongsfjorden. C’è tempo per fare un’escursione di 11 km sulla spiaggia, per raggiungere il promontorio che porta il nome di Kapp Guissez.
Quella mattina avevo deciso di poltrire nel sacco a pelo fino alle 8,30 almeno, dopo il mio turno di guardia dalle 3 alle 5. Ma il buon Stuart ha dato la sveglia ad ogni tenda alle 8 in punto, annunciando la colazione: “Special breakfast! English breakfast!”
Quella mattina, per colazione, c’erano uova strapazzate e pancetta.
Mi alzo comunque alle 8 e 30 e raggiungo la tenda. Non ho mai fatto colazione con cibo salato, ma sempre all’italiana. Quella mattina, non so perché, le uova strapazzate con la pancetta incuriosirono il mio appetito.
E così provai quella colazione all’inglese, che non fu niente male.
Kapp Guissez
Il programma del giorno è un’escursione di 11 km fino a Kapp Guissez, camminando sulla spiaggia. Dal tendone andiamo verso ovest per poi puntare a nord verso il promontorio.
Durante il percorso troviamo un moderno rifugio e a breve distanza una sorta di riparo per gli attrezzi.
Non procediamo sempre sulla spiaggia, ma anche allontanandoci e proseguendo su terreno roccioso. Facciamo una breve sosta per consumare un panino su un terreno aperto, seduti in terra. Abbiamo percorso circa 4 km e il promontorio è ancora lontano.
Si decide così di dividere il gruppo in due: alcuni torneranno indietro, passando su una spiaggia piena di ossa di balene, altri proseguiranno fin dove si potrà arrivare, considerando che alle 18 bisogna stare al campo per la cena.
Io preferisco proseguire, così il nostro piccolo gruppo, capeggiato da Astri, si muove in direzione di Kapp Guissez, che non riusciremo a raggiungere.
Il rifugio dei trapper
L’escursione termina dopo 8 degli 11 km che avevamo previsto. Ci fermiamo a un vecchio rifugio mal messo dei trapper, per terminare il pasto.
In terra troviamo alcuni bossoli, uno perfino risalente al 1914, oltre a ferraglia arrugginita e a tavole di legno sbiancate.
Restiamo là per un’oretta, prima di fare ritorno al campo.
Comincia a fare caldo, tanto che in breve resto in maglietta a mezze maniche. Non facciamo la stessa strada dell’andata, ma tagliamo, così che raggiungiamo il campo non dalla spiaggia da cui siamo partiti, ma dalle collinette del bear watching.
Il resto del gruppo ha già cominciato a cucinare la cena: l’odore della carne cotta sulla brace ci arriva portata dal vento. Ci scambiamo qualche battuta ed acceleriamo il passo.
Barbecue con balena, foca e renna
Possiamo vederli dall’alto. Attorno al barbecue si affollano alcuni dei nostri, Bjorn che rigira la carne ed altri vicino a pregustarne il sapore.
Il piatto del giorno è a base di carne di balena, di foca e di renna. Le assaggerò per la prima volta.
Devo dire che non ho apprezzato la balena: la sua carne sa troppo di pesce, è dura. La foca sa quasi di fegato ed è più buona. Meglio la renna, il cui sapore si avvicina alle carni nostrane.
Dopo la cena cominciamo a pulire il campo e le tende. La nave arriva, ancora al largo, cala i gommoni. Il mare è pieno di ghiaccio, così ci mettono un po’ ad arrivare e anche noi per raggiungere la nave.
Ci aspetta una doccia, il caldo della nave, la sistemazione dei bagagli. All’una di notte passata riesco ad andare a dormire.
Finiscono così un’altra lunga giornata e il trekking alle Svalbard. I giorni sembrano essere volati via, sotto il sole continuo e il vento freddo che soffiava, ma il ricordo di quei posti è ancora vivo, come viva, per quanto mi riguarda, è la speranza di tornare.
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